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giovedì 17 gennaio 2008

Parliamo di giustizia

L'arresto della moglie di Mastella - e di alcune altre persone, in un caso di concussione in cui sono inquisite 30 persone, ha riproposto in modo prepotente il problema dei rapporti tra politici e giudici, o meglio tra il potere legislativo e quello giudiziario. La solidarietà incondizionata espressa a Mastella da quasi tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento (con l'eccezione dell'IdV e dei Comunisti Italiani) suppone un complotto dei giudici ai limiti del colpo di stato. E' così, o i politici difendono uno spazio in cui agiscono liberamente contro la legge?
E' un tema critico, su cui mi piacerebbe avviare un confronto tra noi.
Allego come provocazione e contributo alla discussione una lettera aperta di Travaglio a Beppe Grillo.
Gigi

3 commenti:

Gabriele M. ha detto...

Il PD in questa occasione (e purtroppo non è l'unica recentemente...) mi ha abbastanza deluso, soprattutto nella persona di franceschini. Avrei preferito una maggior cautela e soprattutto un maggior rispetto della magistratura invece che uno schieramento incondizionato dalla parte di mastella.
E' con episodi come questo che si allontanano i cittadini dalla politica e si rafforza in loro l'idea della casta, rappresentata alla perfezione da mastella e dal suo partito.

Gianfranco ha detto...

E' vero che in questi casi è sempre bene essere prudenti nel dare giudizi, si rischia di essere smentiti a distanza dalle sentenze, ma è altrettanto vero che il concetto di ETICA della politica si è smarrito da tempo. Solo da noi succede che politici nelle diverse funzioni (parlamentari, presidenti di regione ecc. ecc. ) restino al loro posto indifferenti alle sentenze emesse.

Da noi è passato il concetto che tutto è possibile e quindi non passa nemmeno per la testa che per "il politico" esistono dei principi etici.

A volte anche noi, intendo noi PD, smarriamo la retta via. . .

pierfranco ha detto...

Aggiungo le mie considerazioni con ritardo (scusate).
Anch'io non condivido alcune scelte che sono state fatte.

Un ministro (della Giustizia, poi!) inquisito si deve dimettere (anche se è convinto di essere innocente). Questo dovrebbe essere un caposaldo. Quindi, dargli solidarietà - se lo si riteneva ingiustamente inquisito - sì, chiedergli di non dare le dimissioni no.
Temo che si sia pagato uno scotto aò doveroso tentativo di tenere in piedi il governo. Ma si è data una brutta immagine e non si è nemmeno riusciti a salvare il governo :-(

Devo dire che del governo Prodi questo è ciò che mi è dispiaciuto. Insieme con l'atto di nascita costituito da quella pletora di ministrie sottosegretari.

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